Il Cimitero delle Macchine
Quando Steve mi chiama e mi propone un tuffo al Grè per andare a dare un’occhiata a delle macchine, il mio ricordo va a un tuffo di tanti anni fa che abbiamo fatto io, Ferro e Osva e, per la verità, non mi era sembrata una grande immersione. Accetto di spostare la destinazione perché le info che ha avuto da SimOne sono molto dettagliate e parlano di una “catasta” di auto. Io ricordavo due o tre auto sfasciate coperte da alghe e fango in pochi metri d’acqua e così la curiosità di andare a vedere questo cumulo di auto vince ogni resistenza. Ritrovo al covo alle 14:00 e ci siamo tutti meno Fabri e Foxed. Carichiamo e partiamo, seguendo Wally con il suo pick-up. Ferru & Steve sulla Ferrumobile e io e RED1 sul furgoncino con tutta l’attrezzatura. Wally decide di farci percorrere una strada diversa e così lo seguiamo fedelmente. A parte una sosta forzata da me richiesta, nel giro di una quarantina di minuti scendiamo verso il lago. Lo spettacolo è stupendo e mentre passiamo dal Bogn con direzione Castro, il lago si svela in tutta la sua bellezza: di fronte a noi l’altra costa con il paretone di Vello… se sotto è come la parte aerea merita sicuramente un tuffo.
Pochi minuti ed arriviamo ad uno spiazzo dove possiamo parcheggiare. Qualche minuto per superare la perplessità circa la discesa in acqua e, con l’aiuto delle indicazioni ottenute dall’affidabilissimo SimOne, troviamo un sentierino attrezzato anche di qualche gradino, che consente il quasi agevole ingresso in acqua. Montiamo stages ed attrezzature e in due rapidi viaggi tutto è in acqua. Qualche battuta mente infiliamo le mute, qualche “umpf!” mentre ci mettiamo i bibo e, con estrema cautela, scendiamo verso l’acqua. Il primo sguardo che dedico sott’acqua non è molto incoraggiante: la visibilità non è delle migliori, ma abbiamo sicuramente visto peggio.
Mentre attendo che tutti siano in acqua scatto qualche foto con la go-pro, visto che non sono affatto certo che sott’acqua riusciremo a rubare qualche immagine decente. Finalmente anche Wally scende in acqua (ormai secondo un rituale scaramantico dev’essere lui l’ultimo che tocca l’acqua).
Bubble check, GUE-EDGE e si scende. La visibilità è davvero scarsa e con difficoltà riesco a vedere tutti i miei compagni. Ecco Steve e Red1. Dopo qualche attimo compaiono nel verde anche le altre due torce e a loro seguito Wally & Ferru. Un Ok con le torce e ci ricomponiamo.
Individuo le carcasse delle auto che ricordavo dal mio precedente tuffo. Un cenno con le torce e scendiamo in verticale, tutti affiancati. Intorno ai 20 metri la visibilità migliora decisamente ma non c’è traccia di auto. Prendiamo la nostra destra ma dopo poco decido che è la direzione sbagliata. Dal fango emergono solo un paio di “colate” di argilla grigia e soffice di cui non conosco la genesi ma che già ci è capitato di trovare in altri punti del lago. Le sorvoliamo nuovamente mentre torniamo sui nostri passi e finalmente, visibile già in lontananza e illuminata dalle nostre torce, ecco la catasta di auto. Quando SimOne l’ha definita una catasta ha semplicemente descritto la vista che ora è sotto i miei occhi. Niente a che vedere con “le macchine” di Moregallo. Qui siamo davvero nel cortile di uno sfasciacarrozze che si è improvvisamente inclinato e ha accatastato le auto in una specie di torre metallica che si erge dal fango del lago. Lo spettacolo, anche se lugubre nel nero del lago, ha un qualcosa di affascinante. Tutte quelle auto e furgoni che giacciono in posizioni inusuali, ammucchiate in disordine e, in alcuni casi, secondo un improbabile equilibrio, disegnano una scenografia insolita e curiosa. Scendiamo seguendo questo specie di “sentiero” sino ad arrivare ai 50 dove, incomprensibile ed inattesa, una nuvola di sospensione ci impedisce la vista del proseguire di quella montagna d’auto.
Non capisco a cosa sia dovuto. Cerco le bolle di qualche altro subacqueo che forse ci ha preceduti ma non ce n’è traccia. Eppure qualcosa sembra aver sollevato il sedimento di recente perché la sospensione si sta ancora “allargando” in una nuvola di sospensione sempre più grande e che pochi minuti dopo ci abbraccia. Faccio un segno a Steve per chiedere se capisce a cos’è dovuta, e anche lui allarga le braccia come a dire “Boh?!?!”. Ci spostiamo e ci alziamo leggermente per uscire da quella torbidità e finalmente torniamo a vederci. Conto rapidamente le torce 1,2,3 e 4 ok. Indico l’intenzione di risalire, preferendo non infilarmi in quella specie di tormenta del deserto a visibilità ridotta e risaliamo “scalando” la catasta.
Ora le auto e la loro disposizione sembrano un pò più famigliari. Mi attardo a dare un’occhiata alla cinquecento. E’ priva del motore ed ha un finestrino posteriore rotto. Sollevo la capotte e uno sbuffo di fango mi investe. Mi allontano pinneggiando all’indietro e recupero visibilità e la vista dei miei compagni che sono solo un paio di metri sopra di me.
Ci troviamo incuriositi sotto un “tetto” di roccia calcarea chiara ricoperta da molluschi e che sporge di più di un metro sopra le nostre teste. Ci godiamo lo spettacolo e poi continuiamo la nostra lenta salita tutti appaiati e, giunti ai 21, switchiamo al 50. Qualche minuto alla quota e poi saliamo a 18. La deco trascorre tranquilla e dopo pochi minuti guadagniamo la superficie.
Usciamo io e Steve e saliamo con qualche fatica il sentierino. Lasciamo il bibo e torniamo a prendere la stage. Ferru, Red1 e Wally decidono di uscire un pò più a nord dove c’è una scalinata più comoda… molestando una coppietta in effusioni. Poco dopo giungono anche loro alle macchine con lo sguardo misto tra il colpevole ed il divertito. Smontiamo tutto e, una volta caricato sui mezzi, di volata a Predore dove, dopo un rapido stop per birretta in compagnia, salutiamo Wally e rientriamo al covo. Scarichiamo tutto e ci salutiamo dandoci appuntamento a martedì prossimo. Bel pomeriggio trascorso insieme in un posto nuovo. Grazie a tutti e a SimOne per le dritte.
GAS: 21/35 + EAN 50
RT: 67′
Max. Prof. 51,8 m.
Min. Temp. 9°C
Coordinate orientative: 45.788011, 10.053872