Qualche volta, quando non abbiamo qualche lavoro da svolgere sott’acqua, dedichiamo le nostre immersioni ad esplorare tratti di costa anche apparentemente poco interessanti.
E’ il caso del 29/06 quando, senza meta prefissata, decidiamo di fare un tuffo alla chiesetta di San Rocco per dare un’occhiata ai relitti prospicienti il porticciolo e per fare un giro con gli scooters in direzione nord. Parcheggiamo il Nautilus all’ Easy Bar, che gentilmente acconsente alla presenza del furgone, e, complice un lago particolarmente alto, entriamo agevolmente in acqua dalla scaletta semisommersa.
Dopo i soliti controlli decidiamo le squadre. Saremo io (Tato) e Fabri con gli Xk e Red1, Steve e Wally con i 14. Ci immergiamo in un’acqua talmente torbida da rendere difficile compattare le due squadre per partire. Finalmente la formazione si compone e, davanti la squadra dei 3, si parte in direzione sud, verso la chiesetta. Alcune catenarie che si materializzano all’ultimo istante ci confermano di aver raggiunto il piccolo porto. Basta un attimo di distrazione e, dopo che io e Fabri ci scambiamo due impressioni, gli altri sono spariti !!!
Proviamo a cercarli senza successo e così riemergiamo. Stiamo in superficie qualche minuto, cercando di individuare le bolle ma il lago è increspato e il tentativo è praticamente impossibile. Ci spostiamo all’esterno del porto per essere sicuri di vedere i nostri compagni nel caso riemergessero, ma dopo circa 5 minuti di inutile attesa, decidiamo di dar seguito al programma e di dirigerci verso nord. Scendiamo sino ai 20 metri dove la visibilità migliora e procediamo spediti verso nord. Il fango lascia spazio ad alcune zone dove dalle dune emergono delle franate, ed alcune lingue rocciose. Scendiamo ulteriormente per godere di una visibilità ancora migliore, ed il freddo ci avvolge. Intorno ai 27 metri troviamo una formazione rocciosa dalle forme insolite, che mai abbiamo incontrato in precedenza, e che ricorda la roccia cesellata del promontorio di Manerba sul Garda. Ci giriamo intorno incuriositi, promettendoci di ritornare per prendere qualche scatto fotografico o qualche breve filmato. Procediamo ulteriormente guadagnando qualche metro e, dopo diversi minuti di navigazione incrociamo a quota 22 mt una rete posta ortogonalmente alla riva. Ci fermiamo assettandoci e, dopo un rapido cenno di intesa con Fabri, scendiamo seguendola. A 35 metri Fabri si ferma, obbligato dal fatto che sta respirando dell’ EAN32. Io gli segnalo l’intenzione di separarmi per qualche metro (ho il reb con 18/45 residuo di una precedente immersione) e scendo sino ai 45 metri, quando vedo affievolirsi la torcia di Fabri. Segnalo un ok dopo un rapido sguardo a cercare la fine della rete che non colgo.
Mi ricongiungo rapidamente con Fabri e decidiamo di seguire la rete verso la superficie. Intorno ai 19 metri sembra che una rete, diversa dalla precedente, si sia impigliata e prosegue spostata leggermente verso sinistra. Sembra si sia avvolta a questa e dopo pochi metri dall’imbroglio, sale verticale verso la superficie. Seguo la rete in verticale sino a trovare una sagola nera (probabilmente legata ad un galleggiante) che taglio per ridurre la superficie esposta della rete, che purtroppo continua a pescare. La rete cade sul fondo, restando sollevata di qualche metro dal fango. Procediamo seguendo la rete più lunga sino al suo termine. Una breve sosta de-compressiva ed emergiamo per prendere il punto. Torniamo ad immergerci e ci dirigiamo verso sud, per riguadagnare il punto di ingresso. Dopo diversi minuti stimiamo di essere all’incirca in zona, ed infatti un balenare di luci ci informa della presenza dell’altra squadra. Un rapido sopralluogo alla pilotina, guidati velocemente dalla squadra 2 e rientriamo al parcheggio. Usciamo con il lago che si è leggermente formato, e che rende parzialmente complicata l’uscita con gli scooters. Solito capannello di curiosi che ci vede emergere al buio e che, incuriositi, chiedono informazioni su cosa ci sia li sotto. Smontiamo e chiudiamo la serata davanti a pizza e birra alla Luce della Marinetta.
[Tato]
Montata l’attrezzatura notiamo che la quarantena ha ristretto paurosamente le nostre mute, non avrei mai pensato che l’aria secca dei nostri box potesse restringere il trilaminato. Immersione spettacolare anche se la fioritura delle alghe nei primi 20 mt. non ha lasciato spazio a grandi visibilità, ciò nonostante sotto è stato fantastico.
I primi metri di discesa sono stati un pò difficoltosi. Gestire scooter, telecamera e stage mi hanno messo in ansia, troppe cose contemporaneamente e come direbbe mia moglie “sono un uomo”, non ce la posso fare, stando senza allenamento per così tanto tempo. Decido così di abbandonare sul fondo la stage e la telecamera per potermi godere al meglio la scooterata.
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